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secondo Euripides

Karin Henkel

27.05.2018—15h00

durata 2h40 – In tedesco

La regista Karin Henkel (che, nel 2014, era già stata invitata al primo Incontro del teatro svizzero con “Amphitryon”) pone al centro della sua produzione, realizzata allo Schiffbau di Zurigo, un tempo adibito a cantiere navale, le donne della guerra di Troia, perdenti in un mondo di guerre tra uomini: la sventurata Andromaca, una triplice Elena che nega ogni colpa, e Ifigenia, destinata ad essere immolata. È possibile che da Euripide in poi i meccanismi del potere e dell’abuso di potere non siano affatto cambiati? “Beute Frauen Krieg“ (“Bottino Donne Guerra”) è la lugubre triade di storie  epiche narrate da una prospettiva diversa.    

L’inizio della pièce viene sussurrato al pubblico, che ascolta in cuffia, sparso nell’arena dello Schiffbau. Nella parte centrale, il padiglione e il pubblico vengono suddivisi in tre parti, durante le quali le vicende che precedono e seguono la guerra di Troia sono narrate in un trittico dal punto di vista delle donne. Con grande intimità, quando la stupenda Carolin Conrad spiega davanti a un muro spoglio perché una schiava con un figlio non è un bottino degno di Achille. In tono snervante e con un mirato mutamento di registro linguistico, quando Kate Strong, Hilke Altenfrohe e Isabell Menke – imbellettate come tre Barbie – camminano impettite sui tacchi a spillo nel salotto piccoloborghese di Elena. Con intimità imbarazzante, quando Dagna Litzenberger Vinet viene agghindata per il grande Agamennone. L’ordine in cui sono state viste le tre scene centrali potrebbe avere conseguenze sul piano drammaturgico per la quinta parte, alla quale gli spettatori assistono in comune, dopo la pausa?

Karin Henkel e la sua scenografa Muriel Gerstner sfruttano in maniera straordinaria le possibilità dello Schiffbau. Quando i personaggi si spostano da uno spazio all’altro, il tempismo dev’essere perfetto. L’ensemble d’eccezione recita splendidamente, facendo trapelare nei singoli destini i grandi avvenimenti della storia. Pur sentendosi molto vicino, a volte fin troppo, il pubblico rimane immerso nella Storia del mondo e del teatro. Sia sul piano formale che per quanto concerne il contenuto, “Beute Frauen Krieg” è uno spettacolo teatrale grandioso e coerente, pensato, costruito e trasposto sulla scena con intelligenza. La pièce sfrutta al meglio i mezzi teatrali, mettendo in luce in modo convincente il nesso fra i testi antichi e la realtà odierna e assumendo una chiara posizione.

(Tobias Gerosa)

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