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All’inizio sembra una lettura performativa: una donna sola su una superficie bianca: si presenta e con fascino ed eloquenza illustra una panoramica delle sue intenzioni. Ossia quelle di parlare del capolavoro del balletto romantico, di «Giselle». Ed ecco che sullo sfondo appaiono quattro musiciste: arpa, violino, flauto traverso e un sassofono. E poi ci sono i brillantini sul maglione dell’interprete – lievi promesse di glamour. La cosa sorprendente è ciò che accade in seguito: si vede la superficie bianca rimasta vuota e spiegarsi l’intero balletto romantico. Le scene si susseguono, delineate, danzate e accompagnate dalla musica. La fantasia degli spettatori, spronata da una performer grandiosa e da piccoli brandelli di musica romantica, completa lo schizzo dell’immagine. È un evento molto collettivo, una dichiarazione al teatro e, dopo questo lungo periodo trascorso seduti più sul divano che negli auditori, è incredibilmente liberatorio.
Questa serata diretta da François Gremaud vive con e attraverso Samantha van Wissen: in quanto ballerina della Compagnie Rosas di Anne Teresa De Keersmaeker non è una narratrice comune. Affascina per il suo talento teatrale inusuale, il suo senso dell’umorismo è sottile e costantemente affettuoso, mai irrispettoso. Si direbbe che il regista di Losanna abbia scritto la sua «Giselle…» proprio per lei. Nella sua versione di questo classico riesce a fornire uno sguardo ironico sul mondo del balletto pur mostrando una dedizione totale nei confronti dell’eleganza dell’originale. Il vero e proprio clou sbalorditivo della serata, è che funzionano entrambe le cose e contemporaneamente. Si ride di molto, di quello che di un balletto romantico oggigiorno non è, a dir poco, al passo coi tempi: la borghese convenzione degli applausi, la presa ancora abbastanza maschilista del protagonista sulla protagonista, i pantaloni estremamente stretti dei ballerini e le minuscole ali sulla schiena delle ballerine. Ciononostante, come un bambino, si desidera che la musica non smetta mai, che Giselle non muoia e che il suo amore non venga deluso.
«Giselle…» è la seconda parte di una trilogia di François Gremaud creata in collaborazione con il Théâtre Vidy-Lausanne. Il regista dedica la trilogia a tre grandi personaggi femminili e per ogni parte va in scena soltanto uno o una interprete. In «Phèdre!» (2017), opera mostrata nel 2019 all’Incontro del teatro svizzero, si è occupato della più classica di tutte le pièce francesi e il ruolo era stato attribuito a Romain Daroles. Nel frattempo, l’attore ha interpretato questo ruolo in oltre 300 rappresentazioni in Francia e in Svizzera. Dopo «Giselle…», con «Carmen» ora è in preparazione anche la terza parte: dal teatro di prosa, al balletto, all’opera. Insieme alla cantante Rosemary Standley, il regista interpreterà la «Carmen» di Georges Bizet. Per la sua opera François Gremaud è stato insignito del Premio svizzero di teatro 2019.
Julie Paucker (direttrice artistica)
Concetto e regia
François Gremaud
Con
Samantha van Wissen
Musica
Luca Antignani, d’après Adolphe Adam
Musiciste
Violino : Anastasia Lindeberg
Arpa: Valerio Lisci
Flauto traverso: Héléna Macherel
Sassofono: Sara Zazo Romero
Testo
François Gremaud, secondo Téophile Gautier et Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges
Choreografia
Samantha van Wissen, d’après Jean Coralli et Julies Perrot
Assistente
Wanda Bernasconi
Suono
Bart Aga
Direzione technica e luci
Stéphane Gattoni – Zinzoline
Amministrazione, produzione, diffusione
Noémie Doutreleau, Michaël Monney
Produzione
2b company
Coproduzione
Théâtre de Vidy-Lausanne (CH), Théâtre Saint-Gervais Genève (CH), Bonlieu Scène Nationale Annecy (FR), Malraux Scène Nationale Chambéry Savoie (FR), dans le cadre du projet PEPS – Plateforme Européenne de Production Scénique, Théâtre de la Ville – Paris/Festival d’Automne à Paris
Sopratitoli tedeschi
Sophie Müller